Il sogno di Mandela è svanito: la “Nazione Arcobaleno” non c’è più

Nelson Mandela con il suo predecessore de KlerkLa scorsa settimana trenta famiglie di agricoltori sudafricani sono giunte in Russia, nella regione agricola di Stavropol, dove hanno richiesto asilo per sfuggire ai continui attacchi e alle minacce di morte di cui sono vittime in patria. Nel biennio 2016-2017 in Sudafrica le fattorie degli afrikaner sono state oggetto di 638 attacchi compiuti da neri, che hanno portato alla morte di 74 agricoltori bianchi, secondo quanto riferisce il movimento per i diritti delle minoranze AfriForum. Il Sudafrica si appresta a celebrare i cento anni dalla nascita di Nelson Mandela forse nel momento peggiore della storia post-apartheid. Travolto da scandali di corruzione e alla prese con una preoccupante crisi idrica, ora l’ex “Nazione Arcobaleno” si trova alle prese con crescenti tensioni razziali: sarebbero quasi 15mila i boeri, discendenti dei colonizzatori olandesi del Sudafrica, pronti ad abbandonare le terre dei padri per trasferirsi all’estero, dopo l’impennata di violenze susseguenti la decisione del governo di espropriare le proprietà agricole dei bianchi afrikaner.
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Sembra paradossale, ma i migranti non arrivano tutti dall’Africa più povera

Migrants_VOANews_PinaultStando ai dati del Viminale, negli ultimi due anni sulle nostre coste sono sbarcati migranti provenienti prevalentemente da Nigeria, Costa d’Avorio, Ghana, Mali, Guinea, Senegal, Eritrea, Sudan, Tunisia e Marocco. In nessuno di tali paesi c’erano guerre, o sussistevano situazioni di pericolo o di violenze tali da giustificare la richiesta dello status di rifugiato. Oltretutto, con i dovuti limiti e con eccezione di Eritrea e Sudan per i loro regimi dittatoriali e antidemocratici, bisogna rilevare che nell’ultimo biennio in quasi tutti vigevano (e sono in vigore tutt’oggi) regimi democratici e multipartitici, dove almeno formalmente vengono garantiti i diritti umani. Continua a leggere

I Balcani occidentali sempre più divisi tra Unione europea e Turchia

balkan_sixIl vertice tra l’Ue e il gruppo dei Balkan Six (Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Albania, e Kosovo) che si apre domani a Sofia vive un vigilia tormentata: salvo cambiamenti dell’ultim’ora, il premier spagnolo Mariano Rajoy non parteciperà ai lavori, per protestare contro la presenza del Kosovo all’incontro. Madrid non ha mai riconosciuto l’autoproclamata indipendenza dell’ex provincia serba a maggioranza albanese, non tanto per una vicinanza con Belgrado quanto per mere esigenze interne, riguardanti in particolare le istanze secessioniste basche e catalane: proprio alla luce degli accadimenti di Barcellona degli ultimi mesi, Rajoy si recherà in Bulgaria solo per un incontro con le istituzioni locali ma non sarà presente al tavolo dei lavori. Quando l’interesse nazionale prevale su tutto. Un viatico non proprio incoraggiante per un vertice che invece si preannuncia delicato dal punto di vista geopolitico: l’Agenda dei lavori prevede incontri su temi quali la sicurezza comune, le migrazioni e le relazioni bilaterali in ottica di un futuro allargamento dell’Unione a questi Paesi, alcuni dei quali sono già in fase di pre-adesione. Ma sui quali incombe l’ombra della Turchia neo-ottomana di Recep Tayyip Erdogan. Continua a leggere

La Russia vivrà uno scontro generazionale, ma è nell’ordine delle cose

Vladimir PutinComincia ufficialmente il quarto mandato presidenziale di Vladimir Putin, rieletto Presidente della Federazione Russa lo scorso 18 marzo. Nell’urna gli elettori hanno scelto la continuità, e non c’erano dubbi: nessuno dei candidati che ha corso contro di lui aveva la forza politica tale da insidiarlo. E se pure Aleksej Navalnyj, escluso dalla competizione elettorale per una precedente condanna, vi fosse stato ammesso, non avrebbe creato particolari preoccupazioni, poichè il blogger anti-corruzione in termini elettorali è ben poca cosa. Colui che in Occidente è ritenuto un po’ forzatamente il principale oppositore di Putin, è in realtà una figura che elettoralmente è poca cosa, un “anti-sistema” noto non tanto per il suo progetto politico (sempre che ne abbia uno) quanto per le sue plateali azioni in diretta social (come quella di sabato, quando al suo solito si è fatto arrestare in favor di telecamera per aver indetto una manifestazione in una piazza di Mosca sebbene le autorità gliene avessero concessa un’altra): un personaggio che, come tutti quelli che dichiarano guerra al “sistema”, inevitabilmente finisce per conquistare i più giovani, che per natura sono sempre affascinati da chi vuol eliminare tutto il marcio esistente e costruire un mondo bello e colorato. Continua a leggere