Se Euromaidan aleggia sul triangolo Bruxelles-Minsk-Mosca

Alexander_Lukashenko_2014Com’era prevedibile, i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno deciso di rendere definitiva la rimozione delle sanzioni politiche ed economiche contro la Bielorussia: a fine mese terminerà il “periodo di prova” di quattro mesi durante i quali i presidente Aleksandr Lukashenko e diversi funzionari hanno visto revocati nei loro confronti gli status di persona non grata in vigore dal 2011, e salvo ripensamenti (improbabili) dell’ultim’ora, il nome del leader bielorusso verrà rimosso dalla black-list di oltre 240 nomi di alti funzionari e organizzazioni economiche, assieme a quello di altri 170 uomini d’apparato e di tre aziende. Non che Lukashenko abbia avviato chissà quali riforme democratiche per meritarsi il plauso dell’Ue: i rapporti tra governo e oppositori non è mutato più di tanto rispetto a cinque anni fa. Ciò che è mutato è invece il ruolo della Bielorussia nello scacchiere euro-orientale. Cinque anni fa non c’era ancora l’Ucraina a dividere Mosca dall’Occidente: oggi queste tensioni fanno la differenza, tanto che nel progetto euroamericano di creare un cordone sanitario intorno a Putin Minsk ora è un tassello strategico. Continua a leggere

Bielorussia, Lukashenko vuol incontrare il Papa: “Ammiro molto Francesco”

Lukashenko_BergoglioAlla vigilia del Giubileo della Misericordia, dalla Bielorussia arriva la notizia che il presidente Aleksandr Lukashenko ha espresso la volontà di incontrare Papa Francesco: lo ha annunciato lo stesso leader bielorusso al nunzio apostolico monsignor Claudio Gugerotti in un incontro a Minsk, chiedendogli espressamente di informare il Santo Padre di questo suo desiderio. «Mi farebbe piacere discutere di tanti temi con questa persona che ammiro tanto», ha dichiarato Lukashenko, che ha colto anche l’occasione di esprimere apprezzamenti per il lavoro diplomatico svolto da monsignor Gugerotti in Bielorussia, in anni non facili per il paese ex sovietico: «Ci avete sempre sostenuto. Abbiamo fatto tanto per stabilire buoni rapporti, e credo che in futuro faremo del nostro meglio per organizzare un incontro di grande livello con il Papa. Ho grande rispetto verso di lui: attraverso i media seguo i suoi viaggi e le sue dichiarazioni. Continua a leggere

Bielorussia ed Ue alla ricerca di un “reset” nei loro rapporti

(PHOTO / VIKTOR DRACHEV)Le sanzioni alla Bielorussia, che l’Unione Europea aveva imposto nel 2011 dopo l’ondata di arresti seguita alle proteste di piazza contro il presidente Aleksandr Lukashenko, sono ufficialmente sospese per quattro mesi: entra infatti in vigore la decisione presa da Bruxelles all’indomani delle elezioni presidenziali di ottobre “in risposta alla liberazione di tutti i prigionieri politici avvenuta lo scorso 22 agosto e nel contesto del rafforzamento delle relazioni Ue-Bielorussia”. Qualcosa è cambiato? Forse sì, forse no. Cinque anni fa l’embargo europeo sarebbe dovuto servire per togliere terreno da sotto ai piedi di Lukashenko, nell’auspicio che la debolezza del Batka (il “piccolo padre”, come viene definito in patria) potesse agevolare un collasso del regime, ma tali aspettative sono andate deluse: Lukashenko è ancora là, sopravvissuto ad una terribile crisi valutaria nel 2010 e rafforzato nel 2014 dall’endorsement comunitario di “paciere” tra Russia e Ucraina, conferitogli nientemeno che da quella stessa Catherine Ashton che da Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione aveva fatto varare le sanzioni nei suoi confronti. Continua a leggere

Lukashenko e l’ambiguo “ménage à trois” tra Russia, Bielorussia ed Ue

Lukashenko e PutinLa scontatissima vittoria elettorale di Aleksandr Lukashenko alle elezioni dell’11 ottobre scorso ha trovato poco spazio sui media occidentali: forse perchè l’affermazione del presidente bielorusso era pressochè certa, o forse per l’assenza di una forza di opposizione degna di questo nome, fatto sta che il plebiscitario successo del Batka (il “piccolo padre”, come si fa chiamare) ha visto spegnere quasi subito i riflettori internazionali su di sè. Ma si è trattato di una valutazione sbagliata, perché, nonostante l’uomo al comando resti sempre lo stesso, i prossimi cinque anni saranno per la Bielorussia probabilmente molto diversi da quelli appena trascorsi. La contestata elezione del 2010 aveva scavato intorno a Lukashenko un solco. La dura repressione delle susseguenti manifestazioni di protesta dell’opposizione gli erano costate dall’Occidente un poco gratificante epiteto di “ultimo dittatore d’Europa” Continua a leggere