Perché la “ostpolitik” di Renzi evidenzia troppe ambiguità

Renzi e Nazarbaev (Foto Kaziform)Dalla sua breve tappa in Turkmenistan di ritorno dal G20 australiano, Matteo Renzi porta a casa tutta una serie di accordi bilaterali che non potranno non giovare al nostro export. Renzi è a Palazzo Chigi da meno di un anno, eppure ha già messo nel carniere un rafforzamento dei rapporti economici con alcuni Stati nati dalla dissoluzione dell’Urss: il Kazakhstan, l’Azerbaijan e ora il Turkmenistan hanno in corso  con l’Italia importanti trattati commerciali in diversi settori, il che vuol dire possibilità di lavoro e di sviluppo per le nostre aziende che hanno rapporti economici in quelle aree. Una boccata d’ossigeno per quel made in Italy assai gradito nello spazio ex sovietico, che sta patendo non poco il contraccolpo della guerra commerciale tra l’Ue e il Cremlino: quello russo è uno dei principali mercati di sbocco per le nostre aziende, tanto che la stessa Confindustria ha aperto da alcuni anni una sede a Mosca proprio per sostenere in loco la diffusione del prodotto italiano.
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Human Rights Watch: «La Turchia va verso una svolta autoritaria»

Bandiera turca sul BosforoNell’arco dei dodici anni di “regno” di Recep Tayyip Erdogan, la Turchia ha visto erodere i diritti umani attraverso un giro di vite nei confronti della libertà dei media e del dissenso, che ha portato conseguentemente ad un indebolimento dello Stato di diritto: è l’allarme inquietante lanciato da Human Rights Watch nel suo ultimo rapporto, dove viene illustrato il «preoccupante balzo indietro» dei diritti costituzionali in un Paese che è membro della NATO e candidato all’ingresso nell’Ue. «Nell’ultimo anno, l’AKP, il partito islamico di Erdogan, ha messo a tacere le voci critiche e ha brandito un bastone contro l’opposizione», ha dichiarato Emma Sinclair-Webb, ricercatrice senior di Human Rights Watch e autrice del rapporto. «Per il bene del futuro della Turchia e dei diritti dei suoi cittadini, il governo deve cambiare rotta e proteggere i diritti, invece di attaccarli». Continua a leggere

Khodorkovskij via Facebook: “Grazie a coloro che hanno combattuto per me”

khodorkovsky_Mikhail Khodorkovskij, l’ex petroliere scarcerato oggi dopo che Putin ieri aveva firmato la sua grazia, ha rilasciato la sua prima dichiarazione da uomo libero tramite il suo sito web e la sua pagina Facebook. L’ex numero uno del colosso petrolifero Yukos ha voluto ringraziare tutti i suoi sostenitori che in questi dieci anni hanno abbracciato la causa della sua liberazione:  “Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno seguito le vicende giudiziarie di Yukos per il loro supporto, che hanno mostrato nei confronti miei, della mia famiglia e dei tanti che sono stati ingiustamente imprigionati e continuano ad essere perseguitati. Continuerò costantemente a pensare a coloro che sono ancora in prigione. I miei ringraziamenti più sentiti vanno al signor Hans-Dietrich Genscher (l’ex ministro degli Esteri tedesco, ndr) per la sua personale partecipazione alle mie vicissitudini“. Colui che prima di finire dietro le sbarre era l’uomo più ricco di Russia ha voluto anche chiarire il “giallo” della presentazione della richiesta di grazia, che in un primo momento era stata smentita dai suoi legali: “E’ vero, l’ho presentata il 12 novembre scorso e sono contento che sia stata accolta. L’ho fatto per motivi familiari”. Continua a leggere

Show milionari in onore di regimi dittatoriali, è polemica su J.Lo

E’ possibile che una delle più famose canzoni al mondo, dopo aver contribuito a creare un mito negli anni Sessanta, nel 2013 scateni un vespaio di polemiche? A quanto pare è possibile. Ne sa qualcosa Jennifer Lopez, finita al centro della bufera mediatica dopo una sua performance canora organizzata lo scorso mese in Turkmenistan, dove il 29 giugno la bella popstar, non contenta della sua fama planetaria, ha pensato bene di sfidare l’inarrivabile mito di Marylin Monroe. Come? Intonando anche lei Happy Birthday to you in onore di un capo di Stato seduto in prima fila ad ascoltarla. Nulla di male, se non fosse che l’oggetto della dedica non era un personaggio dello spessore politico di John Kennedy, bensì il presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov, oscuro dittatore centroasiatico noto all’estero per l’ autoritarismo con cui governa il suo paese. Continua a leggere