Sulla Siria il tema della fedeltà atlantica dell’Italia c’entra poco

FarnesinaIl panorama politico nazionale si divide ora anche in politica estera, e non poteva essere altrimenti, visto che il muro contro muro in Parlamento (e fuori) è una costante ormai da diversi anni su temi che possono essere di natura sociale, politica o economica. Ma quando si cerca a tutti i costi di vedere tutto diviso tra “bianco” e “nero” senza accorgersi delle sfumature, allora poi si incappa in colossali castronerie. Come l’attuale bega politica che, sullo sfondo del bombardamento contro la Siria, vedrebbe contrapposti partiti sedicenti filo-atlantici a partiti teoricamente filo-russi, neanche fossimo tornati ai tempi della Guerra Fredda. Sì, perchè nella fretta di catalogare Lega e Fratelli d’Italia come partiti amici della Russia di Putin, poiché critici verso il blitz anglo-franco-statunitense sulla Siria di sabato notte, ci si è dimenticati di un piccolo particolare: a cosa serve tirare in ballo la fedeltà all’Alleanza Atlantica quando sulla vicenda siriana la NATO non è direttamente coinvolta? Continua a leggere

Ma c’è qualcuno che vuole realmente una Siria pacificata?

RaqqaLa comunità internazionale ha buttato via sei anni. Già, perché la pace in Siria sarebbe potuta tornare già da tempo, dopo che un’intesa per metter fine al conflitto (che da un anno insanguinava il martoriato paese) era stata raggiunta al termine della Conferenza internazionale di Ginevra del 30 giugno 2012. Sulla base dell’ampio piano in sei punti stilato dall’inviato della Lega Araba Kofi Annan i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu più la Turchia, il Kuwait, il Qatar e l’Ue avevano prodotto un documento finale che prevedeva la nascita di un esecutivo di unità nazionale composto da esponenti del regime di Bashar al-Assad e da membri delle forze anti-governative, che avrebbe redatto una nuova Costituzione e guidato la fase di transizione della Siria fino a libere elezioni. Del ruolo di Assad nel testo finale non veniva fatta esplicita menzione, tuttavia Annan aveva ottenuto dal presidente siriano, dopo un incontro a Damasco, la conferma di una partecipazione al processo di pace: il 3 luglio 2012 lo stesso raìs, in un’intervista al quotidiano turco Cumhuryiet, ventilava per la prima volta l’ipotesi di sue dimissioni, se ciò fosse servito a pacificare il Paese. Continua a leggere

Trump alla guida degli Stati Uniti, di cui tanti parlano senza conoscerli

L’autoflagellazione collettiva iniziata la mattina del 9 novembre scorso giunge oggi al suo apice: Donald Trump giura da Presidente degli Stati Uniti e assume dunque a pieno il suo incarico istituzionale. In questi circa settanta giorni ne abbiamo sentite di tutti i colori, ma nelle ultime ore frasi come «La democrazia negli Usa è finita» o locuzioni tipo «golpe di Putin» sono iper-gettonate. Ma chi evoca scenari apocalittici su diritti negati, repressione, media imbavagliati riduce gli Stati Uniti alla stregua di una Repubblica delle Banane e dimostra, molto semplicemente, di non sapere di cosa sta parlando o scrivendo: Donald Trump non potrà mai diventare un caudillo sudamericano, come paventato da molti, semplicemente perchè se viola la Costituzione una procedura d’impeachment lo manda diritto diritto in galera. E’ il collaudato sistema dei cosiddetti pesi e contrappesi ad impedire al Presidente (Potere esecutivo) di assumere una posizione di preminenza sul Congresso (Potere legislativo) e sulla Corte Suprema (Potere giudiziario). Una sorta di anticorpo costituzionale che ha funzionato dal 1776 a oggi e continuerà a farlo, tanto che tra quattro anni probabilmente saremo qui a parlare dell’elezione di un nuovo Presidente, magari Democratico .

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Bruxelles, i servizi israeliani: gli attentatori non erano kamikaze. E sono vivi

Attentato BruxellesKhalid e Ibrahim El-Bakraoui, i due uomini identificati come gli autori dell’attentato all’Aeroporto di Bruxelles, non sarebbero morti suicidi nell’azione ma ancora vivi e in fuga. Lo riferisce l’agenzia d’informazione israeliana Debka, molto vicina ad ambienti d’intelligence, per i quali le varie tracce finora raccolte dagli inquirenti belgi metterebbero in discussione la versione dell’attacco kamikaze. Secondo le fonti citate da Debka, e riconducibili ad analisti dell’antiterrorismo di Israele, a provocare la strage non sono state cinture esplosive, bensì le valigie piene di tritolo (ben visibili dalle immagini del circuito interno dell’aeroporto) che i terroristi hanno lasciato davanti ai desk dell’American Airlines per farle esplodere a distanza poco dopo. A portare gli israeliani verso questa ipotesi sono stati i numerosi referti ospedalieri che hanno riscontrato sulle vittime dell’esplosione numerose ferite al ventre e agli arti inferiori: queste sarebbero incompatibili con una deflagrazione causata da una cintura esplosiva indossata da un kamikaze, che invece avrebbe dovuto  colpire soprattutto il torace e gli arti superiori di chi si trovava nelle vicinanze. Continua a leggere