Caso Litvinenko, braccio di ferro Ue-Russia

Aleksandr LItvinenko

La Corte europea per i Diritti dell’Uomo ha dato tempo fino al 16 marzo alla Russia per fornire informazioni sulla misteriosa morte di Aleksandr Litvinenko, l’ex agente segreto russo accusato da Mosca di essere una spia britannica, avvelenato nel 2006 a Londra con una massiccia dose di polonio-2010, una sostanza molto radioattiva.
Downing Street ha sempre accusato il Cremlino di essere il mandante di un assassinio materialmente compiuto da Andrej Lugovoi, faccendiere legato ai servizi segreti russi.

Da Mosca Lugovoi ha commentato in maniera sarcastica l’iniziativa Corte Ue: “Se la Russia risponderà a questa richiesta, credo che la risposta deluderà tutti, a cominciare da Scotland Yard”.

La decisione della Corte di Strasburgo è l’ultimo atto di un procedimento giudiziario internazionale avviato nel 2007, dopo che la moglie di Litvinenko, Marina, aveva denunciato la Russia di aver violato il diritto alla vita di suo marito. In punto di morte, infatti, Litvinenko aveva accusato Putin di aver orchestrato il complotto contro di lui.

Il caso-Litvinenko è da anni una spina nel fianco nelle relazioni bilaterali anglo-russe. Il contenzioso nasce dai continui “niet” di Mosca alle richieste della giustizia britannica di estradare Lugovoi, ricercato da Scotland Yard per l’assassinio dell’ex spia, che oggi gode anche di immunità parlamentare in quanto eletto deputato alla Duma.