Il WWF Russia denuncia l’arresto di propri attivisti

Uno scorcio di Sochi vista dal Mar Nero

Una manifestazione contro le cementificazione selvaggia delle coste del Mar Nero è stata sciolta con un’azione violenta e illegale della polizia russa: il fatto sarebbe avvenuto la scorsa domenica in una zona naturalistica vicino a Sochi, ed è diventato oggetto di denuncia da parte del WWF Russia al Ministero dell’Interno.

Un gruppo di manifestanti si era riunito nei pressi della residenza estiva del governatore della Regione di Krasnodar, per protestare contro i piani edilizi predisposti dal governo in vista delle Olimpiadi invernali di Sochi del 2014, che, secondo il WWF, minaccerebbero seriamente il futuro dell’unica riserva naturale del Mar Nero russo.
Gli ecologisti ritengono infatti che le opere edilizie in progetto per le Olimpiadi siano quasi tutte in aperta violazione con le norme ambientali russe: per questo, il coordinamento locale del WWF aveva chiesto alla gente di scendere in piazza domenica contro l’inerzia delle autorità locali.

Un “innocente pic-nic di protesta”, come l’hanno definito gli organizzatori, che però la polizia avrebbe interrotto con un’azione di forza, conclusasi con l’arresto e la condanna a dieci giorni di carcere di quattro militanti. E ora il WWF Russia – si legge in un comunicato ufficiale  – chiede al ministro dell’Interno russo Rashid Nurgaljev di aprire un’inchiesta  sull’assalto della polizia ai manifestanti, che sarebbe stato svolto con metodi violenti e illegali.

Ancora una volta il governo russo si trova alle prese con grattacapi legati a questioni ambientali. In estate, movimenti ecologisti erano riusciti a sensibilizzare l’opinione pubblica sul destino della secolare foresta di Khimki, ad una manciata di chilometri fuori Mosca, minacciata dalle ruspe impegnate nella costruzione dell’autostrada tra la capitale e San Pietroburgo: lo stesso presidente Medvedev aveva imposto uno stop ai lavori (che dovrebbero riprendere per metà marzo) per verificare la fondatezza dei timori degli ambientalisti. E proprio della salvaguardia della foresta di Khimki si era occupato spesso Oleg Kashin, il giornalista del Kommersant pestato a sangue da sconosciuti lo scorso novembre.

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