Gli scritti di Mussolini messi al bando in Russia

Benito Mussolini

Un tribunale regionale nella repubblica autonoma del Bashkortostan (Russia centro-meridionale) ha dichiarato “estremista” un libro contenente le memorie di Benito Mussolini, chiedendone la messa al bando.
Tutto è cominciato in ottobre, quando la Procura distrettuale di Mijakinskij ha segnaato che il testo contenente gli scritti del capo del fascismo era tranquillamente acquistabile su internet, poichè non faceva parte della lista federale dei libri proibiti per il loro contenuto espressamente razzista e totalitario.

Facendo leva sulla normativa vigente nel paese contro le attività che mettono a rischio l’ordinamento istituzionale, il Procuratore distrettuale ha deciso di sottoporre ad una corte regionale la questione, chiedendo di dichiarare “estremista” il libro incriminato. E la corte ha accolto la richiesta.

La sentenza del tribunale è stata quindi inoltrata al Ministero della Giustizia federale, perchè proceda all’inserimento del testo nella “lista nera”.

La diffusione degli scritti fascisti e inneggianti all’odio razziale ha avuto una consistente diffusione in Russia nei primi anni successivi al crollo dell’Urss, quando, sull’onda dell’anticomunismo dilagante, un’assurda spirale revisionista travolse il paese.
Fu un patetico tentativo di riabilitare il nazifascismo, che però si rivelò vano: la memoria della carneficina della guerra 1941-45 (27 milioni di morti nella sola Urss) è sempre viva in Russia, dove il secondo conflitto mondiale viene chiamato “grande guerra Patriottica”, a conferma del fatto che chi combattè quella guerra non lo fece in nome di Stalin o del comunismo, ma solo in nome della Madre Russia.
Proprio per l’immortalità dei valori per cui il popolo sovietico sconfisse gli invasori, quell’epopea è ancora oggi un motivo d’orgoglio e di identità per il popolo russo.