“La Russia voleva attaccare la Georgia già nel 2006”

A neanche ventiquattr’ore dalla riapertura del confine tra Russia e Georgia, primo gesto di distensione dopo la guerra tra i due Paesi del 2008, alcune infuocate dichiarazioni del presidente georgiano Mikeil Saahašvili rischiano di riacutizzare la tensione tra Mosca e Tbilisi.

Mikeil Saahasvili

Mikeil Saahasvili

In un’intervista rilasciata alla rivista Vlast, Saahašvili ha affermato che l‘attacco russo alla Georgia dell’agosto 2008 non sarebbe stato una semplice reazione all’invasione georgiana dell’Ossezia del Sud: il presidente georgiano ha riferito infatti che Vladimir Putin, nel 2006, l’aveva avverito che la Russia avrebbe occupato una parte della Georgia, la filorussa Ossezia del Sud appunto, a seguito di un periodo di gravi tensioni tra i due paesi, dovute ad uno scambio reciproco di accuse di spionaggio. Tale azione militare però sarebbe stata scongiurata dall’intervento di USA ed UE che avrebbero fatto desistere Putin dai suoi propositi bellici.

Saahašvili dunque ribalta le accuse mossegli di essere stato la causa, con il suo attacco all’Ossezia del Sud, della rappresaglia russa: secondo il leader georgiano la crisi osseta sarebbe stata utilizzata da Mosca come un casus belli per un’azione militare già pronta da due anni. Addirittura, secondo Saahašvili, Putin avrebbe ribadito la sua minaccia anche all’allora Segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, a conferma dell’esistenza di una premeditazione da parte dei Russi.

Vladimir Putin

Vladimir Putin

In realtà, benchè Saahašvili cerchi di buttare le colpe sul vicino russo, la guerra in Ossezia del Sud scoppiò principalmente a causa dell’avventurismo militare del presidente georgiano. Saahašvili era infatti convinto che George W. Bush, che l’aveva sempre sostenuto politicamente (ed anche economicamente e militarmente), sarebbe corso in suo aiuto in caso di ritorsione russa al suo attacco all’Ossezia del Sud: spinto da questa incomprensibile certezza non esitò ad ordinare alle truppe georgiane di invadere il territorio osseto per deporre il locale governo indipendentista e filorusso.
Fu un errore di valutazione clamorosamente grossolano, ritortosi contro lo stesso presidente georgiano, che da allora è apparso agli occhi dell’Occidente molto meno affidabile di quanto si fosse pensato fino ad allora.

Tank russi

Tank russi in territorio georgiano

Nonostante oggi la cooperazione economica e militare con gli USA prosegua, e spinga Saahasvili ad affermare che i rapporti con la nuova amministrazione Obama siano addirittura migliori di quelli con Bush, è chiaro che il presidente georgiano, anche nell’ottica di quanto accaduto in Ucraina con la sconfitta del filo-occidentale Jušchenko, teme sempre di più la perdita di sostegno all’estero e di consensi in patria.
L’uscita di scena del suo “padrino politico” George W. Bush e la sconfitta contro la Russia, sommate alla crisi economica, alle promesse mancate, all’accusa di autoritarismo e alla corruzione strisciante, hanno fortemente indebolito l’immagine di Saahašvili sia in Georgia che presso le cancellerie occidentali: è molto probabile che le dichiarazioni al vetriolo rilasciate a Vlast non siano altro che un ultimo disperato tentativo di esorcizzare il fantasma della perdita del potere, che, dopo essere apparso agli ex eroi della Rivoluzione Arancione di Kiev, ora sembra tormentare i sonni dell’ex “uomo forte” di Tbilisi.