Gli aspetti importanti della vicenda Skripal che Londra non considera

Putin e Theresa_May

Ciò che colpisce dell’Affaire Skripal, l’ex spia doppiogiochista russa avvelenata a Salisbury (Gran Bretagna) a inizio marzo assieme alla figlia Julia, è che sono state adottate dai governi occidentali delle gravi decisioni politiche sulla base di accuse incerte e ancora da provare. Incertezze evidenti già nelle dichiarazioni del governo britannico, secondo cui «dietro l’avvelenamento c’è molto probabilmente la mano russa»: “probabilmente” è un termine che in politica internazionale non esiste, perchè o le prove ci sono o non ci sono. Londra, come pure le altre cancellerie occidentali, sono saltate a conclusioni troppo velocemente, senza cioè valutare alcuni aspetti importanti, che non possono essere esclusi a priori.

Il primo è per quale motivo Vladimir Putin avrebbe dovuto far assassinare con un gesto così plateale un’ex spia che da anni vive in Inghilterra. Sergej Skripal non è un personaggio in possesso di segreti di Stato che se rivelati potrebbero mettere a rischio la tenuta stessa del sistema politico che ruota intorno al Cremlino. Anche perchè era stato arrestato molti anni fa dai servizi russi con l’accusa di tradimento e poi liberato per essere “scambiato” con un’altra spia a sua volta arrestata dagli inglesi: se fosse stato un elemento pericoloso difficilmente sarebbe stato consegnato vivo ad una nazione straniera. Skripal ha lasciato la Russia da anni: ipotizzando che fosse stato a conoscenza di informazioni strategiche, le avrebbe rivelate agli inglesi al suo arrivo in terra britannica. E se pure i servizi russi avessero voluto ucciderlo a distanza di anni per punirlo, avrebbero fatto il cosiddetto “lavoro pulito”, ovvero provocato un falso incidente stradale o simulato una rapina finita male. Di certo, non avrebbero adottato un sistema da lasciare la “firma”, come nel caso di avvelenamento con un prodotto chimico creato in epoca sovietica

E proprio l’utilizzo di questo Novichok è il secondo aspetto che suscita qualche perplessità. Si tratta di un agente chimico realizzato in Urss a partire dagli anni Settanta, ma il suo ideatore, lo scienziato Vil Mirzajanov, dopo essere fuggito negli USA negli anni Novanta, rese pubblica la formula per la sua realizzazione: ad oggi, sono almeno venti le nazioni in grado di produrre il Novichok, che è già presente all’interno dei loro depositi militari. Ma c’è di più. Intervistato dopo l’avvelenamento avvenuto a Salisbury, Mirzajanov ha definito il Novichok come un arma letale, che non lascia speranza a chi vi entra in contatto. Eppure, secondo quanto riferito da Londra, Julia Skripal è stata dichiarata fuori pericolo: come ha fatto a sopravvivere ad un prodotto che il suo stesso creatore definisce letale?

Bisogna a questo punto ricordare il caos che regnava nell’ex repubbliche sovietiche negli anni immediatamente successivi al crollo dell’URSS, quando i nuovi governi a capo delle repubbliche ex sovietiche faticarono non poco a riprendere il controllo di territori finiti nelle mani di clan mafiosi che, assoldati i soldati dell’ormai disciolta Armata Rossa come milizie private, erano riusciti a mettere le mani sui depositi militari per ben sfruttare il redditizio mercato del traffico di armi. E non si può pertanto escludere che componenti chimici di fabbricazione sovietica siano stati venduti illegalmente, chissà dove e chissà a chi. L’avvelenamento di Skripal e di sua figlia potrebbe dunque non essere opera del Novichok, bensì di un agente chimico simile ma non della sua stessa potenza, molto probabilmente realizzato sinteticamente con materiale trafugato in modo illecito nell’ex Unione Sovietica. Ma dove esso sia stato realizzato è tutto da dimostrare: anzi, a gettare ancora mistero sulla vicenda è il ripetuto rifiuto del governo di Londra a ricevere assistenza da quello di Mosca, come pure il diniego a far visitare Sergei e Julia Skripal anche da medici russi, nonostante le convenzioni internazionali lo prevedano.

Theresa May di tutto questo non ha tenuto conto. Certo è difficile pensare che il caso Skripal possa essere stata una messinscena per avvantaggiare il governo britannico, come più volte ha lasciato intendere il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Viene più da pensare che la premier abbia voluto cogliere al balzo l’opportunità di distrarre l’opinione pubblica dalle difficoltà di un processo di attuazione della Brexit alquanto lento e impantanato, come pure abbia cercato di assumere parvenze da Iron Lady per riguadagnare posizioni nel Partito Conservatore e tenersi stretta la poltrona di Primo Ministro, insidiata dal “falco” Boris Johnson. Ma basandosi solo su incertezze evidenti la May non si sta dimostrando degna erede di grandi leader del calibro di Margareth Thatcher, Winston Chiurchill o Benjamin Disraeli.