Medvedev contro l’omofobia in Russia. E Lady Gaga lo ringrazia via Twitter

Durante un’intervista televisiva trasmessa ieri sulle principali televisioni russe, il Primo Ministro Dmitrij Medvedev ha risposto a domande che hanno toccato molteplici argomenti, dall’attuazione delle riforme politiche alla legge che mette al bando le Ong straniere (che il premier ha difeso), dal recente siluramento del ministro della Difesa Serdjukov, verso il quale ha speso lodi (“ha lavorato bene”), fino alla controversa legge in discussione alla Duma per la messa al bando della “propaganda omosex” in Russia: tale strumento avrebbe come primo risultato quello di vietare manifestazioni come il Gay pride, di fatto allargando a livello federale le leggi approvate in alcune regioni russe, allo scopo di tutelare i minori dai rischi di una diffusione del “modello culturale gay” in Russia. “Non vedo il bisogno di una regolamentazione legislativa dell’omosessualità in Russia – ha risposto il capo del governo russo alla domanda postagli sull’argomento -. Non tutte le quesioni morali, non tutti gli schemi di comportamento, non tutte le vicende riguardanti le relazioni tra i cittadini devono essere necessariamente regolamentate attraverso la legge”.

Una presa di distanze che è piaciuta a molti critici della bozza di legge, inclusa la pop-star americana Lady Gaga, icona mediatica delle battaglie per i diritti omosex: Stephanie Germanotta (questo il suo vero nome), in Russia per un concerto che terrà domani a San Pietroburgo,  dal suo profilo Twitter ha ringraziato Medvedev “per non aver sostenuto la legge contro la propaganda gay voluta dal suo partito, e per aver invece supportato il mio show e i miei fans in Russia”.

Decisamente più duro invece era stato lo scontro verbale andato in scena la scorsa estate tra Madonna e il vicepremier russo Dmitrij Rogozin. Prima del suo concerto a San Pietroburgo, la cantante americana aveva duramente criticato il sistema repressivo e discriminatorio con cui in Russia venivano violatati i diritti dei gay, scatenando le ire del politico russo che l’aveva definita “una vecchia prostituta”, salvo poi fare immediata retromarcia con la più classica delle arrampicate sugli specchi: “Non mi riferivo a lei”.